Il colesterolo “cattivo” (tecnicamente detto colesterolo-LDL) è un nemico del sistema cardiovascolare indipendentemente dall’età. Diversi studi scientifici hanno mostrato che valori elevati di colesterolo si associano a un aumento della mortalità per malattie cardiovascolari a tutte le età.
Poiché il rischio assoluto di malattie del sistema cardiocircolatorio è più elevato nelle persone anziane, diventa importante mantenere a livelli normali il colesterolo nel sangue anche nella terza età. Secondo quanto calcolato dall’istituto Superiore di Sanità (ISS), in Italia nella fascia di età compresa fra 65 e 74 anni, il 24% degli uomini e il 39% delle donne hanno valori di colesterolo LDL nel sangue troppo elevati (ipercolesterolemia) e il 36% degli uomini e il 38% delle donne ha valori border line cioè pari al limite massimo di normalità che è 115 mg/dl.
In età avanzata il valore di colesterolo LDL nel sangue tende fisiologicamente ad aumentare a causa di modificazioni del metabolismo. Bisogna sottolineare che oltre l’80% delle persone che muoiono a causa di una malattia cardiovascolare ha un’età maggiore di 65 anni e che la percentuale di persone che hanno un infarto a un’età superiore a 85 anni è aumentata di parecchie volte.
Calcolare il proprio rischio cardiovascolare
Il colesterolo LDL rappresenta uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare che generalmente si associa ad altri fattori pericolosi, come la pressione alta del sangue (ipertensione arteriosa), il diabete, il fumo di sigaretta, l’età avanzata, il sesso maschile e la familiarità per malattie cardiache.
I valori ottimali di colesterolo LDL non dipendono quindi tanto dall’età quanto dal cosiddetto profilo di rischio cardiovascolare globale individuale, che considera la presenza dei diversi fattori di rischio per il sistema cardiocircolatorio e la storia clinica di ogni persona cioè se si sia sofferto o meno di un evento a carico del sistema cardiovascolare come un infarto miocardico, un ictus, una malattia delle arterie periferiche. Questo punteggio esprime la probabilità di morte per un problema cardiovascolare nei prossimi 10 anni.
Per calcolare il proprio rischio cardiovascolare globale esistono strumenti appositi come quello del Progetto Cuore dell’ISS (http://www.cuore.iss.it/valutazione/calc-rischio) o quello della Società Europea di cardiologica (ESC) (https://www.heartscore.org/en_GB/access-heartscore-quick-calculator o consultare l’articolo: https://www.escardio.org/static-file/Escardio/Guidelines/publications/DYSLIPguidelines-dyslipidemias-FT.pdf).
Tra i due calcolatori esiste una differenza nel senso che un rischio alto secondo l’ISS è definito da un valore ≥ 20 mentre secondo l’ESC da un valore ≥5.
Il valore di colesterolo che deve essere raggiunto varia in base al livello di rischio come spiegato nella tabella 1.
Tabella 1. Valori di colesterolo in base al rischio cardiovascolare secondo la European Society of Cardiology
Livello di rischio | Valore di colesterolo da raggiungere |
---|---|
Basso (rischio di mortalità cardiovascolare a 10 anni <1%) | < 116 mg/dl |
Moderato (rischio di mortalità cardiovascolare a 10 anni tra 1% e 5%) | < 100 mg/dl |
Alto (rischio di mortalità cardiovascolare a 10 anni tra 5% e 10%) | Riduzione di almeno il 50% dei valori di LDL rispetto a quelli iniziali; obiettivo raggiungere un valore < 70 mg/dl |
Molto alto (rischio di mortalità cardiovascolare a 10 anni > 10%) | Riduzione di almeno il 50% dei valori di LDL rispetto a quelli iniziali; obiettivo raggiungere un valore < 55 mg/dl |
Estremamente alto (rischio di mortalità cardiovascolare a 10 anni > 10% in persone che sviluppano un secondo evento cardiovascolare entro 2 anni dal primo) | < 40 mg/dl |
Strategie terapeutiche
Le strategie da mettere in campo per ridurre i valori di colesterolo nel sangue variano in funzione del profilo di rischio cardiovascolare.
In caso di rischio basso può essere sufficiente il ricorso a una alimentazione più sana, all’uso di integratori e alimenti funzionali e all’attività fisica. Quando questo approccio non è sufficiente e quando il rischio di eventi cardiovascolari è maggiore si ricorre a terapie farmacologiche specifiche. Gli ultimi studi hanno dimostrato che anche nelle persone di età superiore a 75 anni il ricorso a farmaci anticolesterolo (come le statine) apporta importanti vantaggi in termini di riduzione della probabilità di attacchi acuti cardiovascolari, ma occorre come sempre la valutazione da parte del medico del rapporto tra rischi e benefici sulla base delle caratteristiche individuali.