Fare prevenzione del rischio cardiovascolare significa controllare i livelli di pressione arteriosa, i livelli di colesterolo nel sangue, la glicemia, fare attività fisica e tante altre pratiche ormai note. Chi lo avrebbe mai detto che anche guardare i nostri denti potrebbe essere importante per prevenire problemi al nostro cuore?
Uno studio su oltre 40.000 persone ha collegato la perdita di denti con il rischio cardiovascolare.
La scoperta
Una recente ricerca condotta su più di 40.000 persone, seguite per oltre 8 anni, ha messo in evidenza un inatteso collegamento tra salute dei denti e rischio cardio vascolare.
Nello specifico i ricercatori dalla Scuola di sanità pubblica e medicina tropicale dell’Università di Tulane di New Orleans e dalla Harvard TH Chan School of Public Health di Boston hanno scoperto che la perdita di due o più denti verso la mezz’età è collegata ad un aumento di oltre il 20% di rischio cardiovascolare.
“I nostri risultati suggeriscono che gli adulti di mezza età che hanno perso due o più denti nel recente passato potrebbero essere a maggior rischio di malattie cardiovascolari” spiega il coautore dello studio prof. Lu Qi, professore di epidemiologia all’Università di Tulane.
Lo studio americano sulla perdita dei denti
I ricercatori americani dell’Università di Tulane di New Orleans e dalla Harvard TH Chan School of Public Health di Boston coordinati dal prof Qi hanno monitorato per oltre 8 anni 41.939 persone, uomini e donne tra i 45 e i 69 anni. L’obiettivo era quello di studiare la correlazione tra perdita dei denti verso la mezz’età ed il successivo rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari. Per ridurre il numero di variabili non controllate sono state selezionate persone che non avevano precedentemente sofferto di patologie cardiovascolari.
I risultati hanno mostrato un aumento del 23% del rischio di malattie coronariche nelle persone che avevano perso più di due denti. Nessun aumento del rischio in chi aveva perso solo un dente. Per assicurarsi la miglior attendibilità dei dati i ricercatori hanno inoltre escluso l’influenza di altre variabili come la qualità della dieta, l’attività fisica, il peso corporeo, l’ipertensione e altri fattori di rischio cardiovascolare.
Non confondere cause predisponenti con i segnali d’allarme
Questi risultati sono molto indicativi, l’ampio campione di pazienti e le precise osservazioni sembrano indicare una correlazione quasi paragonabile a quella dei livelli di colesterolo. Va fatto notare che mentre alti livelli di colesterolo sono situazioni predisponenti alle patologie cardiovascolari perdere i denti è più un segnale, una spia di rischio.
Inoltre va preso in considerazione l’osservazione del dott Russell Luepker, portavoce dell’American Heart Association che ha così commentato lo studio “La parodontite e la gengivite conducono alla perdita dei denti e la perdita di un dente è certamente lo stadio terminale della malattia dentale, è anche importante considerare il ruolo dello status socioeconomico: a quasi tutti capita di avere carie ma il fatto di poter salvare i propri denti dipende spesso dal fatto di disporre di una buona assicurazione o comunque di potersi permettere le cure odontoiatriche”.