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Pressione arteriosa alta possibile spia di sindrome metabolica

Siamo tutti sotto pressione. Non solo in senso figurato per i vari problemi quotidiani, ma proprio fisicamente, dato che il nostro organismo può funzionare solo se il sistema cardiovascolare genera una forza che spinge il sangue nei vari distretti del corpo. Questa forza è la pressione arteriosa prodotta dalla contrazione del cuore grazie alla quale il sangue raggiunge ogni cellula dell’organismo. 

Se pensiamo che la lunghezza totale di tutti i vasi sanguigni del corpo uniti uno dopo l’altro tra arterie vene e capillari supera i 160.000 km si capisce quanta forza debba esercitare il cuore per fare circolare il sangue.

La pressione si misura in millimetri di mercurio (mmHg). Il valore della pressione è dato da due numeri: il primo è la pressione sistolica detta anche massima, il secondo la diastolica o minima.

La pressione arteriosa sistolica indica il valore di pressione del sangue nelle arterie prodotto dalla contrazione (sistole). La pressione arteriosa diastolica indica il valore della pressione del sangue tra due contrazioni, mentre il cuore si rilassa e si riempie di sangue (diastole).

Il valore di pressione si indica come rapporto tra la massima e la minima ad esempio 120/80 mmHg.

Il valore della pressione non è costante ma varia normalmente nel corso della giornata: aumenta con lo sforzo, le emozioni, il freddo o il dolore e diminuisce con il riposo e il sonno. 

Affinché il nostro organismo funzioni in modo ottimale il valore della pressione arteriosa deve rimanere al di sotto di certi valori.

Valori di pressione troppo alti

Si considera “desiderabile” una pressione che non supera i 120 mmHg per la sistolica e gli 80 mmHg per la diastolica. Le ultime linee guida elaborate dalla Società Europea di Cardiologia  e dalla Società Europea dell’Ipertensione  parlano  di ipertensione arteriosa per valori di pressione superiori a 130/80 mmHg nelle persone di età inferiore a 65 anni e di pressione maggiore di 140/80 mmHg nelle persone di età superiore a 65 anni. Sulla base di questi valori limite si calcola che nel nostro paese il 61% della popolazione avrebbe una pressione del sangue troppo alta.

L’ipertensione arteriosa è uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare perché  affatica il cuore e favorisce la formazione di aterosclerosi aumentando così il rischio di infarto miocardico e di ictus, ma anche di insufficienza renale e danni alla vista.

Nel 90-95% dei casi l’ipertensione non ha una specifica causa scatenante ma è legata ad abitudini di vita non corrette, ad obesità, mancanza di attività fisica. Fin dalla giovane età è dunque consigliabile mantenere la pressione arteriosa a livelli desiderabili seguendo alcune semplici regole di comportamento.

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L’alimentazione gioca un ruolo cruciale

Una sana alimentazione si basa sulla dieta mediterranea su alcuni accorgimenti in grado di ridurre la pressione del sangue, in particolare:

  • aumentare il consumo di cereali (preferibilmente integrali), legumi, frutta, ortaggi.
  • ridurre il consumo di grassi saturi di origine animale e sostituirli con quelli monoinsaturi (olio extravergine di oliva) e polinsaturi (pesce, frutta secca)
  • ridurre il sale a non più di 5 g al giorno (pari a un cucchiaino da caffè)
  • ridurre il consumo di alcol (un bicchiere di vino al giorno per le donne e 2 per gli uomini)
  • moderare il consumo di caffè e liquirizia
  • non fumare
  • mangiare in genere di meno
  • praticare attività fisica (camminare a passo sostenuto per almeno 30 min al giorno o praticare sport per 3-5 volte alla settimana)
  • mantenere il peso forma

La sindrome metabolica

Parlando di ipertensione arteriosa un aspetto da sottolineare è che questa condizione quando si unisce ad altri fattori di rischio cardiovascolare come obesità, diabete, eccessiva presenza di grassi nel sangue, concorre a dare luogo a un quadro clinico complesso chiamato sindrome metabolica. La combinazione di questi fattori di rischio aumenta in modo significativo la probabilità di essere colpiti da problemi cardiaci, ictus e altri disturbi vascolari.

Si parla di sindrome metabolica quando sono presenti contemporaneamente almeno 3 parametri alterati e cioè:

  • circonferenza vita, maggiore o uguale (≥) a 102 centimetri nei maschi, ≥ 88 nelle femmine
  • pressione arteriosa ≥ 130/85 mmHg
  • colesterolo HDL minore (<) di 40 mg/dl nei maschi; < 50 mg/dl nelle femmine
  • trigliceridi ≥ 150 mg/dl
  • glicemia a digiuno ≥ 110 mg/dl

La cura della sindrome metabolica consiste essenzialmente nel cambiamento dello stile di vita, che deve essere imperniato su alimentazione sana, incremento dell’attività fisica e riduzione del peso corporeo, se si è in sovrappeso.

Qualora sia necessario il medico potrà ricorrere a terapie farmacologiche specifiche per ciascuno dei fattori di rischio alterati. Possono risultare utili anche alcuni integratori che concorrono a controbilanciare gli effetti di un’alimentazione scorretta con eccesso di grassi e zuccheri, stili di vita sregolati, sovrappeso e obesità favorendo una corretta funzionalità epatica. In caso di pressione del sangue troppo alta è possibile ricorrere a medicinali omeopatici ad azione vasculotropa utili per ipertensione arteriosa essenziale, vasculopatie arteriose periferiche, claudicatio intermittens, vasculopatia diabetica, vasculopatie cerebrali, retinopatia diabetica, retinopatia ipertensiva.

Fonti:

https://guna.com/it/guna-lifestyle/colesterolo-come-si-forma-e-come-ridurlo/

https://www.minervamedica.it/en/journals/minerva-cardiology-angiology/article.php?cod=R05Y2014N03A0277

Giornalista professionista e medico, da oltre 30 anni impegnato nella divulgazione scientifica e nell'aggiornamento e formazione dei medici di medicina generale e specialisti

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