E’ possibile interrompere una terapia con statine? Questa è una domanda posta con una certa frequenza ai medici dai pazienti che per problemi di un eccesso di colesterolo LDL (il colesterolo “cattivo”) devono assumere continuativamente questo tipo di farmaci.
Cerchiamo di fare chiarezza. Le statine rappresentano una classe di farmaci molto efficaci nel ridurre il rischio di malattie cardiocircolatorie nelle persone che hanno valori di colesterolo LDL elevati, non controllabili con una modifica dello stile di vita o con l’uso di integratori alimentari. Questi farmaci, tuttavia, possono causare alcuni effetti collaterali capaci di influire negativamente sulla qualità della vita, come i sintomi muscolari quali dolore e debolezza muscolare che in genere sono simmetrici e a carico dei grandi gruppi muscolari (cosce, polpacci, schiena).
Secondo i dati provenienti dalla popolazione generale (cioè non quella selezionata che viene inclusa negli studi clinici), i sintomi muscolari sarebbero lamentati fino dal 30% di quanti assumono questi farmaci. Tuttavia, forme gravi di disturbi muscolari, come le miositi e la rabdomiolisi, sono molto rare.
Comunque, il dolore muscolare è una delle principali cause per cui chi assume statine vorrebbe interrompere o sospendere autonomamente la terapia ipolipemizzante. Uno studio pubblicato già qualche anno fa su Annals of Internal Medicine, in cui sono state valutate 107.835 persone in terapia con statine, ha documentato che l’assunzione di questi farmaci è stata temporaneamente sospesa da 57.292 (53,1%) pazienti per effetti collaterali attribuiti alle statine. Tuttavia, l’analisi approfondita ha documentato che gli eventi collaterali sicuramente correlati all’uso delle statine erano presenti solo in 18.778 (17,4%) dei pazienti. Lo studio suggerisce che molti disturbi attribuiti alle statine probabilmente hanno un’altra causa, per cui molte persone che pensano di essere intolleranti a questi farmaci in realtà non lo sono.
Il prezzo dell’interruzione
Bisogna ricordare che le statine sono farmaci salvavita per chi è a rischio o ha già problemi cardiovascolari, per cui la loro sospensione potrebbe essere pericolosa. In effetti, un recentissimo studio dell’Università di Milano Bicocca, pubblicato sulla rivista Jama Open, ha dimostrato come le persone anziane in terapia con statine che hanno smesso di prendere questi farmaci abbiano avuto un aumentato rischio di ricovero ospedaliero per scompenso cardiaco, cardiopatia ischemica o ictus cerebrale, una maggiore necessità di dovere accedere al pronto soccorso per problemi neurologici e anche una più alta probabilità di morte. Questo studio evidenzia, quindi, che interrompere la terapia con statine ha importanti ripercussioni negative sulla salute.
Quando allora potrebbe essere consigliabile sospendere la terapia con statine?
Per rispondere serve una valutazione completa e approfondita di ogni singolo caso. In generale, la probabilità che i sintomi siano associati in modo diretto alla terapia aumenta se i dolori sono simmetrici, bilaterali piuttosto che unilaterali, e se colpiscono grandi muscoli come schiena, glutei, cosce e polpacci. Inoltre, sintomi muscolari che appaiono solo dopo pochi giorni dalla prima somministrazione del farmaco sono inusuali, perché in genere i dolori associati alle statine compaiono da settimane a mesi dopo l’inizio della terapia o dopo l’incremento della dose (il 75% dei pazienti riporta sintomi muscolari nelle prime 12 settimane). Similmente, è poco probabile che sintomi muscolari che compaiono dopo anni dall’inizio del trattamento con statine senza che vi siano state modifiche nel regime terapeutico siano attribuibili al farmaco.
Prima di poter attribuire i sintomi muscolari alla terapia con statine è pertanto indispensabile una valutazione che prevede diverse fasi. Innanzitutto, è necessaria un’approfondita analisi individuale per raccogliere informazioni riguardo a dosaggio, durata del trattamento, tipologia e localizzazione dei sintomi muscolari, durata dei sintomi in relazione all’inizio della terapia e misurazione di alcune sostanze nel sangue, come l’enzima creatin-fosfo-chinasi e gli enzimi epatici. Esistono dei questionari specifici che aiutano a correlare la presenza dei sintomi con l’uso del farmaco.
Il passo successivo è l’interruzione programmata della terapia, in genere per 2-4 settimane, per verificare se la sintomatologia a carico dei muscoli sia associata in modo causale al farmaco.
La terza fase è quella della reintroduzione o del cambio di terapia: se i sintomi ricompaiono si dimostra che esiste un’evidenza di associazione fra trattamento con statine e sintomi muscolari. Va considerato che dopo un’interruzione la maggior parte dei pazienti può riprendere la terapia con la stessa o con un’altra statina senza problemi. Nello studio citato prima, degli oltre 18.000 pazienti che hanno interrotto la terapia, il 60% ha ripreso il trattamento con la medesima o altre statine ed il 92% ha tollerato la terapia a lungo termine. I sintomi muscolari spesso scompaiono dopo un po’ di tempo che si assume il farmaco per cui la loro presenza non comporta necessariamente l’interruzione della terapia che va decisa dal medico di riferimento solo dopo una valutazione approfondita.
Il fai-da-te va evitato rigorosamente.
Fonti:
Zhang H, Plutzky J, Skentzos S et al. Discontinuation of statins in routine care settings: a cohort study. Ann Intern Med 2 aprile 2013;158(7):526-534).
Rea F, Big A, Ronco R et al. Cardiovascular outcomes and mortality associated with discontinuing statins in older patients receiving polypharmacy. JAMA Network Open 2021; 4 (6): e2113186. Doi:10.1001/jamanetworkopen.2021.13186