L’elevata prevalenza di calcoli biliari di colesterolo, la disponibilità di nuove informazioni sulla patogenesi e i relativi costi sanitari dovuti alla gestione della colelitiasi (o calcolosi biliare) nei bambini e negli adulti contribuiscono a un crescente interesse per questa malattia.
Calcoli biliari collegati al rischio maggiore di cardiopatia
Da un punto di vista epidemiologico, il rischio di calcoli biliari è stato associato a un più alto rischio di cardiopatia ischemica incidente, mortalità totale e specifica per malattia (incluso il cancro) indipendentemente dalla presenza di fattori di rischio tradizionali come il peso corporeo, lo stile di vita, il diabete e la dislipidemia.
Questa evidenza indica l‘esistenza di percorsi patogenetici complessi che collegano l’insorgenza di calcoli biliari ad alterata omeostasi sistemica che coinvolge più organi e dinamiche.
La formazione dei calcoli biliari, quali sono i fattori?
La formazione di calcoli biliari è secondaria a fattori locali strettamente dipendenti dalla cistifellea (cioè, compromissione della funzione della muscolatura liscia, infiammazione della parete e accumulo intraluminale di mucine) e bile (cioè sovrasaturazione del colesterolo e precipitazione di cristalli solidi), ma anche a caratteristiche “extra-cistifellea” come polimorfismo genico, fattori epigenetici, espressione e attività dei recettori nucleari, fattori ormonali (in particolare, resistenza all’insulina), alterazioni multi-livello nel metabolismo del colesterolo, alterata motilità intestinale e variazioni del microbiota intestinale.
Nel futuro
La maggior parte di questi fattori è potenzialmente gestibile. Pertanto la colelitiasi appare come l’espressione di squilibri sistemici che, oltre ai classici approcci terapeutici ai pazienti con evidenza clinica di malattia o complicanze sintomatiche (chirurgia e, in un piccolo sottogruppo di soggetti, litolisi orale con acidi biliari), potrebbero essere gestiti con strumenti orientati alla prevenzione primaria (cambiamenti nella dieta e stile di vita e prevenzione farmacologica nei sottogruppi ad alto rischio).
In conclusione potrebbero esserci implicazioni rilevanti nel ridurre sia la prevalenza che i costi sanitari contro i calcoli biliari.