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Alimentazione e Stili di vita

Il Bergamotto e le malattie metaboliche

Bergamotto: valido alleato per abbassare il colesterolo cattivo

E’ stata ormai dimostrata con diversi studi la possibilità dei polifenoli, sostanze di origine vegetale presenti soprattutto negli agrumi, di migliorare in animali con malattie metaboliche indotte dalla dieta, la dislipidemia (variazione di quantità dei lipidi circolanti nel sangue, in particolare del colesterolo, dei trigliceridi e dei fosfolipi) e il diabete.

Gli studi sono stati fatti in particolare su due polifenoli: la Naringenina e l’ Esperitina.

Un agrume tutto italiano

Gli agrumi sono i vegetali che li contengono alle più alte concentrazioni e tra gli agrumi il bergamotto, è quello che ne ha di più.

Questo agrume è chiamato l’oro verde della Calabria, infatti il 90% della produzione mondiale di bergamotto si concentra nel cuore della Locride.

Gli studi clinici

Studi clinici hanno dimostrato, in pazienti con Sindrome Metabolica (SM) trattati con polifenoli estratti dal Bergamotto, una riduzione della colesterolemia e della glicemia; inoltre è stata dimostrata la riduzione dei livelli dei trigliceridi dimostrando le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie di questo agrume.

Un’altra ricerca condotta sui topi affetti da steatosi epatica non alcolica ha dimostrato una forte riduzione dei trigliceridi ematici con effetti moderati sulla glicemia e sull’obesità dopo trattamento con polifenoli da bergamotto.

Questo studio suggerisce che il fegato e il suo metabolismo lipidico sono i principali bersagli dei flavonoidi del Bergamotto.

Attualmente è in corso presso la UOC di Nutrizione Clinica dell’Università degli Studi di Catanzaro, diretta dal Prof Pujia, il primo studio clinico sugli effetti dei polifenoli da bergamotto su pazienti affetti da steatosi epatica non alcolica.

I risultati potrebbero dimostrare che i polifenoli in associazione al cambiamento dello stile di vita, aiuterebbero a prevenire e curare la steatosi epatica non alcolica e le malattie metaboliche.

Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30388763
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26025327
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24239156
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21056640  

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