Un nuovo studio condotto sui lavoratori di una centrale nucleare in Russia e pubblicato sul giornale Hypertension afferma che l’esposizione prolungata a basse dosi di radiazioni ionizzanti aumenta il rischio di ipertensione.
La ricerca ha preso in esame più di 22000 persone assunte nella centrale nucleare, tra il 1948 e il 1982, che sono rimaste in servizio per circa 18 anni. Almeno una volta all’anno tutti gli operai sono stati sottoposti ad un check-up e ogni 5 anni ad una valutazione globale della loro salute.
Lo studio ha ripercorso tutti i controlli fino al 2013 ed è emerso che il 38% dei lavoratori soffriva di pressione alta che è stata associata all’accumulo di basse dosi di radiazioni.
Per essere più chiari l’incidenza di ipertensione tra i dipendenti della centrale era maggiore di quella tra i sopravvissuti giapponesi alla bomba atomica alla fine della seconda guerra mondiale, ma inferiore al rischio stimato per gli addetti alle pulizie dopo l’incidente nucleare di Chernobyl.
Queste disuguaglianze probabilmente possono essere spiegate dalla differenza di tempo di esposizione alle radiazioni, infatti i giapponesi lo sono stati una volta sola ma ad alti livelli di contaminazione, le squadre di pulizia di Chernobyl sono state esposte ad alte radiazioni ma per un tempo limitato mentre gli operai delle centrale nucleare in esame hanno avuto un’esposizione, seppur a basse dosi, prolungata nel tempo.
Fino ad ora gli studi inerenti l’esposizione da radiazione hanno preso in esame come conseguenza la maggior incidenza del cancro, i ricercatori del Southern Urals Biophysics Institute in Russia invece ritengono che si debba prendere in esame la salute generale delle persone e in particolare studiare gli effetti delle radiazioni sull’aumento dell’incidenza di ipertensione che molte volte porta a disturbi cardiovascolari e neurologici.
Raccomandazioni dei ricercatori
Per questi motivi gli studiosi raccomandano per tutti i lavoratori che quotidianamente sono a rischio di esposizione radioattiva di prendere tutte le precauzioni del caso e di rispettare rigorosamente i limiti di esposizione.
Gli scienziati russi del Southern Urals Biophysics Institute concludono dicendo che non sono ancora stati scoperti i meccanismi per cui dopo lunghi periodi di esposizione alle radiazioni si alzi la pressione e sottolineano che il loro studio è retrospettivo per cui, nelle cartelle cliniche dei lavoratori della centrale nucleare, alcuni parametri quali alimentazione seguita e stress non erano disponibili e così non sono potuti essere presi in considerazione.
Fonti:
https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/HYPERTENSIONAHA.118.11719