Le nuove direttive europee, emanate dalla European Society of Cardiology, raccomandano di ridurre al massimo i livelli di colesterolo cattivo, in particolare nei pazienti ad alto rischio.
La denominazione colesterolo cattivo è utilizzata per indicare i livelli di lipoproteine a bassa densità, meglio note come LDL. Il loro compito è quello di trasportare il colesterolo nel circolo sanguigno e di rilasciarlo ai tessuti e alle cellule del nostro corpo.
Valori normali di LDL non sono pericolosi per l’individuo, ma anzi, sono necessari per il corretto funzionamento dell’organismo. Al contrario, un loro eccesso può portare a gravi rischi per la salute, ovvero a modificazioni strutturali come una ridotta elasticità della parete delle arterie, alla formazione di eventi cardiovascolari e all’aterosclerosi e delle sue complicanze, quali l’infarto del miocardio, l’ictus e la vasculopatia periferica. Secondo le linee guida della European Society of Cardiology (ESC) e della European Atherosclerosis Society quindi la riduzione delle particelle di LDL riduce il rischio di contrarre malattie cardiovascolari.
Gli scienziati dell’Università di Oxford (Gran Bretagna) sostengono che è bene ridurre il più possibile i livelli di LDL sia nei pazienti ad alto rischio, anche in terapia con statine, che nei i soggetti a rischio moderato.
Per pazienti ad alto rischio si intendono persone affette da diabete, da malattie renali croniche, da ipercolesterolemia familiare e con livelli molto alti di trigliceridi oltre ad altri singoli fattori di rischio.
La terapia, da valutare a cura del medico curante prevede solitamente l’assunzione dei farmaci comunemente forniti dal sistema sanitario come le statine. Tuttavia, laddove le persone rimanessero a rischio molto elevato nonostante tali terapie, studi clinici dimostrano la possibilità di un’ulteriore riduzione del colesterolo LDL attraverso una nuova classe di farmaci inibitori del PCSK9.
Una recente analisi dell’accessibilità e sostenibilità di questi farmaci ha dimostrato però che il loro utilizzo è inferiore rispetto alle stime ricavate dai dati epidemiologici è caratterizzato da grande variabilità, in termini di accesso, tra regione e regione.
Anche coloro che, pur non essendo ad alto rischio, hanno livelli di colesterolo cattivo più alti rispetto standard raccomandati dovrebbero prestare attenzione e prendere provvedimenti.
Una recente ricerca ha dimostrato che la combinazione del probiotico Bifidobacterium Longum BB536, e di 10 mg di Monacolina K al giorno può migliorare significativamente i livelli circolanti di colesterolo cattivo (-26%) in 12 settimane, senza effetti collaterali rilevanti. Si consiglia di scegliere integratori che contengano anche la VITAMINA PP, una delle vitamine idrosolubili necessarie al processo di digestione degli alimenti e il COENZIMA Q10, una sostanza antiossidante normalmente presente in quasi tutte le cellule del nostro organismo.
L’utilizzo di farmaci come le statine, oltre ad abbassare i livelli di colesterolo, riduce anche i livelli di tale coenzima. La sua integrazione è quindi utile.
Fonte:
https://academic.oup.com/eurheartj/article/41/1/111/5556353