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Una più accurata misurazione del “colesterolo buono” può prevedere il rischio di infarto e ictus in alcune popolazioni

Una più accurata misurazione del "colesterolo buono" può prevedere il rischio di infarto e ictus in alcune popolazioni

Sorprendentemente non esiste ancora un metodo valido per prevedere con precisione l’infarto nelle persone di ogni etnia.

Le malattie cardiache sono la principale causa di morte negli Stati Uniti dove più del 12% della popolazione adulta ha elevati livelli di colesterolo totale, e oltre il 18% ha bassi livelli di colesterolo HDL.

Il colesterolo lipoproteico ad alta densità (HDL) è noto come “colesterolo buono” in virtù della sua funzione di eliminare i grassi e le altre molecole di colesterolo dalle pareti delle arterie, riducendo il rischio di patologie cardiovascolari.

Il colesterolo è una sostanza cerosa che viene utilizzata dall’organismo per produrre ormoni e mantenere il corretto funzionamento delle cellule. Ma quando i livelli di colesterolo LDL, detto anche “colesterolo cattivo”, sono troppo elevati questo può accumularsi all’interno dei vasi sanguigni formando delle placche che possono ostruire i vasi e provocare infarto o ictus.

Le ultime ricerche

Recentemente gli scienziati dello UT Southwestern Medical Center di Dallas (USA) nell’intento di comprendere a fondo l’associazione tra colesterolo HDL, infarto e ictus in determinate popolazioni hanno fatto uno studio che ha coinvolto oltre 15.000 persone, di cui il 54 % di sesso maschile, il 22% originari dell’Africa subsahariana, con pigmentazione scura della pelle, di età media 56 anni, raccogliendo un campione sufficiente per esaminare le popolazioni sottovalutate in passato.

La valutazione includeva due diverse misurazioni di HDL:

i livelli di HDL-P che calcolano quante particelle di HDL circolano nel sangue, parametro poco utilizzato ma rivelatosi più affidabile nella valutazione del rischio di infarto e ictus rispetto al metodo standard, e i livelli di HDL-C, test standard che conteggia la quantità di colesterolo HDL presente in tali particelle.

Nello studio, le persone con i più alti livelli di HDL-P avevano un rischio di infarto inferiore del 37% e un rischio di ictus inferiore del 34% rispetto a quelle con valori inferiori, con una maggiore associazione nelle donne. I valori dell’HDL-C invece hanno contribuito a prevedere il rischio di infarto in tutte le persone, sia uomini che donne mentre lo stesso non accadeva con l’ictus.

Tuttavia nel caso delle persone con pigmentazione scura della pelle i risultati erano diversi: né HDL-C né HDL-P erano collegati al rischio di infarto a differenza delle persone di origine europea.

Studi precedenti avevano valutato livelli di HDL nella popolazione nel suo insieme, ma secondo quanto  afferma Anand Rohatgi, M.D., professore associato di medicina interna presso l’UTSW a volte la biologia si differenzia per genere e razza, come evidenzia lo studio citato.

Serve quindi una maggior comprensione di come l’HDL può aiutare a prevedere e ridurre i tassi di malattie cardiovascolari nelle diverse popolazioni quindi definire le terapie più adatte.


Fonti:

https://www.utsouthwestern.edu/newsroom/articles/year-2020/better-measure-of-good-cholesterol-can-gauge-heart-attack-and-stroke-risk.html

https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/CIRCULATIONAHA.120.045713

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