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Parola alla scienza

Colesterolo, un killer sottovalutato

Colesterolo, un killer sottovalutato

Un italiano su 3 ha il colesterolo alto, ma anche tra chi è in terapia gli obiettivi terapeutici vengono centrati da un maschio su 4 e da meno di una donna su 5. Un problema non da poco considerando che il colesterolo “cattivo” (Ldl) è il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.

Ogni anno in Europa si registrano 4 milioni di decessi per malattie cardiovascolari che riguardano le donne nel 55% dei casi. Considerando la sola Unione Europea, i decessi per queste patologie ammontano a 1,8 milioni l’anno e la spesa relativa alle malattie cardiovascolari si attesta sui 210 miliardi di euro, di cui il 53% generata dalla gestione clinica. Gli studi di intervento hanno dimostrato che se fosse possibile eliminare tutti i fattori di rischio, si riuscirebbe ad abbattere dell’80% gli eventi cardiovascolari.

Il colesterolo degli italiani

Dalla fine degli anni ’90 ad oggi il valore medio del colesterolo degli italiani è aumentato in maniera significativa sia negli uomini (dal 205 a 211 mg/dl) che nelle donne (da 207 a 217 mg/dl), secondo i dati dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare (Oec)/Health Examination Survey (Hes). Stessa cosa per la prevalenza dell’ipercolesterolemia, passata dal 20,8 al 34,3 per cento negli uomini e dal 24 al 36,6 per cento nelle donne. Gli uomini si curano meglio delle donne: quelli che raggiungono l’obiettivo con il trattamento sono aumentati dal 13,5 al 24 per cento del totale, mentre le donne ‘a target’ sono cresciute dal 9,6 per cento al 17,2 per cento del totale.

Quando cominciare a misurare il colesterolo (e quando fermarsi)

Non esistono criteri condivisi né su quando iniziare lo screening per le dislipidemie, né su ogni quanto ripetere gli esami, né a quale età smettere di misurare il colesterolo. Il medico dovrebbe regolarsi sulla base del profilo di rischio individuale del paziente, ma è comunque raccomandabile fare un primo screening negli uomini intorno ai 40 anni e nelle donne intorno ai 50 o in post-menopausa, come suggerito anche dalle linee guida Esc. Questa valutazione andrebbe tuttavia anticipata (intorno ai 35 anni nei maschi e a 45 anni nelle femmine) nei soggetti con familiarità per ipercolesterolemia e/o eventi cardiovascolari in età giovanile e in pazienti diabetici e con arteriopatia periferica, a prescindere dall’età.

«Il forte impatto patogenetico di un livello elevato di colesterolemia totale ed il basso costo del test potrebbero suggerire comunque il dosaggio in occasione di un prelievo di routine, in un’ottica di medicina di popolazione o del territorio con ruolo ‘opportunistico’ e funzione ‘anticipatoria’ – sottolinea il professor Massimo Volpe, presidente eletto della Siprec – attualmente in Italia non è previsto il dosaggio gratuito dei valori di C-Ldl per diversi gruppi di pazienti affetti da dislipidemia. Attraverso questo documento, auspichiamo non soltanto che il dosaggio diretto delle Ldl diventi parte integrante della valutazione del rischio cardiovascolare, soprattutto nei soggetti con rischio cardiovascolare intermedio, elevato o molto elevato, e della buona pratica clinica, ma anche che il Servizio Sanitario Nazionale si faccia carico del costo dell’esame almeno nei soggetti a rischio più elevato».

Ridurre il colesterolo Ldl è il mantra della prevenzione cardiovascolare

Una riduzione di 40 mg/dl di colesterolo Ldl si associa ad un abbattimento del 20-25% delle morti per cause cardiovascolari e di infarto miocardico non fatale, come dimostrato dai tanti studi di intervento degli ultimi 15-20 anni. Il colesterolo “cattivo” è infatti il nemico numero uno delle coronarie e questo ne fa il bersaglio ideale della terapia e delle strategie di prevenzione. La decisione se iniziare o meno una terapia per abbassare il colesterolo Ldl, si basa sul livello di rischio di  mortalità per eventi cardiovascolari e aterotrombotici a 10 anni, in Europa affidato al sistema SCORE. In caso di rischio elevato (≥5 per cento ≤10 per cento) o molto elevato (≥ 10 per cento) la terapia andrebbe iniziata subito; nei soggetti a rischio moderato (≥1% per cento ≤5 per cento) è ragionevole dare consigli sullo stile di vita e solo dopo, se utile, iniziare una terapia farmacologica.

Fonte:
www.siprec.it

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