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Creare una comunità per ridurre il rischio cardiovascolare

Creare una comunità per ridurre il rischio cardiovascolare

Controlli e terapie sono importanti ma spesso si sottovaluta il ruolo fondamentale della comunità che ci circonda, parenti e amici, per garantire un miglior successo delle cure.

Uno studio internazionale condotto dai ricercatori dell’ Hamilton Health Sciences ha evidenziato come la presenza di amici, familiari abbia fatto la differenza nel ridurre i fattori di rischio per problemi cardiaci, -40%, nei pazienti con ipertensione.

C’è stato più  controllo della pressione sanguigna, con riduzioni del colesterolo cattivo (LDL) e miglioramenti nell’aderenza ai farmaci, nell’attività fisica e nella dieta“, ha dichiarato l’autore principale Jon-David Schwalm del Population Health Research Institute (PHRI ) della McMaster University e Hamilton Health Sciences.

L’ipertensione è la principale causa di malattie cardiovascolari nel mondo

Salim Yusuf, ricercatore principale dello studio e direttore esecutivo di PHRI, ha aggiunto che i risultati della ricerca avranno un impatto globale.

Questa strategia è pragmatica, efficace e scalabile e ha il potenziale per ridurre sostanzialmente le malattie cardiovascolari a livello globale, rispetto agli attuali metodi basati esclusivamente sul medico“, ha detto.

Una strategia per raggiungere l’obiettivo delle Nazioni Unite di ridurre di un terzo la mortalità cardiovascolare prematura entro il 2030. 

Le malattie cardio-vascolare: un problema di salute Nazionale

Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte nel nostro Paese, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi.

I fattori di rischio modificabili per le malattie cardiovascolari sono numerosi:

  • fumo di tabacco, 
  • sedentarietà, 
  • consumo eccessivo di alcol, 
  • alimentazione scorretta (con scarso consumo di frutta, verdura e di pesce, eccessivo uso di sale e grassi saturi), 
  • sovrappeso/obesità, 
  • ipertensione arteriosa,
  • ipercolesterolemia, 
  • diabete.

Fonti:

brighterworld.mcmaster.ca

https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(19)31949-X/fulltext

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